Salve a tutti, miei cari lettori!
Quest’oggi prenderemo in esame un romanzo che potete trovare in libreria proprio a partire da oggi. Una pubblicazione firmata Giunti Y che, di certo, delizierà le vostre aspettative.
Rullo di tamburi!
Mi chiamo Chuck,
ho diciassette anni e, stando a Wikipedia, soffro di un disturbo ossessivo-compulsivo.
Autore: Aaron Karo
Titolo originale: Lexapros and Cons
C. E.: Giunti, collana Y
Prezzo: 12.00 euro
Pagine: 288
Genere: YA
Trama: Chuck Taylor ha diciassette anni e mille paranoie. Si lava le mani continuamente, controlla ossessivamente le manopole dei fornelli e il terrore dei germi condiziona le sue relazioni sociali, di fatto quasi inesistenti se si esclude Steve, goffo amico del cuore bersaglio delle angherie dei bulli della scuola. Chuck ha anche una sorella, Beth, che lo ignora al punto da negargli persino l’amicizia su Facebook. La sua giornata è costellata dalla ripetizione di gesti, regole maniacali che lui stesso si è imposto per non perdere del tutto il controllo di sé. E poi ci sono le Converse All Star: ne possiede decine di paia di ogni colore che ha abbinato ai vari stati d’animo. Converse rosse = arrabbiato, gialle = nervoso e così di seguito. I genitori, però, sono sempre più preoccupati e, nonostante le rimostranze di Chuck, decidono di spedirlo dalla strizzacervelli. Ma è l’arrivo di una nuova compagna di classe a cambiare radicalmente la vita di Chuck e ad aggiungere un nuovo colore alla sua collezione di Converse. Impossibile non ridere con questo esilarante racconto in prima persona di Chuck, uno dei più divertenti e struggenti personaggi della narrativa contemporanea.
La mia opinione
Sin dal momento in cui ho avuto il piacere di leggere la mail di anteprima su Mi chiamo Chuck che la Casa Editrice Giunti mi ha inviato in occasione della sua uscita, qualcosa mi ha attirato. Non so precisamente cosa, ma ho capito immediatamente che Mi chiamo Chuck era il romanzo giusto per me in questo periodo della mia vita. Inutile dire che, non appena è giunto a casa, mi sono letteralmente fiondato nella sua lettura, una lettura durata solamente una manciata di ore, le quali si sono rivelate divertenti, spassose, tristi, drammatiche e indimenticabili al tempo stesso.
Il protagonista di Mi chiamo Chuck, anche se pare quasi sarcastico dirlo, è Chuck, un ragazzo che, come suggerito anche dalla cover del tomo stesso, soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo. Chuck, infatti, ha delle manie molto particolari: non riesce a smettere di lavarsi le mani, ogni sera controlla più e più volte se le piastre della cucina di casa sua siano spente, e ogni mattina fa la stessa cosa, precisamente quattordici volte, con il lucchetto del suo armadietto scolastico, in modo tale che sia ben serrato. E neanche la sua vita sociale, comunque, va molto meglio. Nonostante sia all’ultimo anno di liceo, a scuola nessuno sembra considerarlo, tanto che nemmeno sua sorella accetta la richiesta d’amicizia che da anni le ha inviato su Facebook. Comunque Chuck ha un amico, un solo amico, Steve, su cui può sempre contare, a cui racconta ogni cosa, che appoggia sempre. La monotonia della sua vita, però, ad un tratto, comincerà ad essere stravolta, e tutto nascerà a partire da due avvenimenti: i suoi genitori gli proporranno, infatti, di cominciare a vedere una psichiatra per cercare di liberarsi delle sue ossessioni, e in città arriverà una nuova ragazza, Amy, per la quale, la prima volta nella sua vita, Chuck proverà dei sentimenti. Riuscirà il nostro Chuck a mettere K.O. le sue manie e a conquistare la dolce Amy?
Comincerò a commentare questo romanzo con un’affermazione che non so quanti di voi potranno apprezzare o appoggiare, ma è quello che penso, e sapete che non mi creo restrizioni nell’affermare un parere. Credo, infatti, che Aaron Karo sia un folle. Proprio così. Un folle. Scrivere un romanzo narrante di problemi, una volta ogni tanto, seri, destinato, per giunta, ad un pubblico di teenagers, è indubbiamente stato un vero e proprio azzardo. So già, in effetti, che non tutti riusciranno ad immedesimarsi in Chuck, un personaggio strambo, particolare, fuori dagli schemi. Eppure Aaron ci ha provato. Aaron ha sicuramente deciso di lanciare una vera e propria provocazione a noi lettori, proponendoci una lettura profonda, una lettura matura, una lettura indubbiamente originale. Una provocazione che, per ciò che mi concerne, viene accolta volentieri, e che si è persino rivelata qualcosa d’incredibilmente brillante.
Già a partire dallo stile narrativo dell’autore, potrei cominciare a sparare complimenti ed elogi a raffica, ma, come sempre, andiamo per gradi. L’intreccio narratologico in sé per sé di Mi chiamo Chuck non è qualcosa di sensazionale. La trama, in effetti, è davvero molto lineare. Al suo posto, appunto, a rendere Mi chiamo Chuck un ottimo testo, sono gli argomenti trattati, argomenti rivelatisi profondi, intricati, particolari. Mi chiamo Chuck narra di certo di adolescenza, e a questo, ormai, siamo abituati visto il numero interminabile di romanzi destinati ad un pubblico Young Adult in continua pubblicazione, ma Mi chiamo Chuck narra anche di problemi di salute mentale. Detto così sembra però un parolone, parleremo quindi, da questo momento in poi, di disturbi ossessivo-compulsivi. «Una tematica davvero tosta», verrebbe a questo punto da pensare. Eh sì, ragazzi. Tosta per davvero. Ed è qui che subentrano i complimenti e gli elogi sopracitati destinati ad Aaron Karo: nonostante le pagine di Mi chiamo Chuck trattino di una tematica così particolare, il lettore riesce, accompagnato dall’ironica, divertente e a volte persino sfacciata penna dell’autore, ad entrare nella storia senza alcuna difficoltà, senza riscontrare alcun tipo di problema, riuscendo ad apprezzare il romanzo sino infondo, a viverlo, a sentirlo parte di sé. È a questo che, secondo il mio parere, gli scrittori dovrebbero puntare, infondo.
Chuck, poi, è un personaggio magnifico. Sopra dicevo che non tutti riusciranno ad immedesimarsi in lui, ma vi posso assicurare che risulterà ugualmente simpatico a chiunque si ritrovi a tenere fra le dita Mi chiamo Chuck. Chuck è così diverso dal solito stereotipo di protagonista maschile da un po’ propinatoci, che è quasi impossibile non apprezzarlo. E, nonostante tutti i riflettori siano completamente puntati su di lui, gli altri personaggi, esigui, ma pur sempre presenti, risultano a tutto tondo, unici, compagni di viaggio spettacolari. A partire dal sarcastico Steve, e terminando alla cara Amy.
In conclusione, stando a tutto ciò che ho avuto il piacere di elencarvi sopra, leggere Mi chiamo Chuck è stato un vero piacere. Certo, ribadisco, il plot non è paragonabile a quello di The Help, ad esempio, ma vivere questo tomo è davvero qualcosa di semplicemente sensazionale. Unico. Pensate che, quando l’ho terminato, nonostante abbia una conclusione a mio parere perfetta, ho passato cinque minuti pieni a fissarlo e a contemplarlo, dispiaciuto per aver perso un amico.
Non lasciatevelo sfuggire.
Voto: 5
Aaron Karo
Aaron Karo è un giovane autore di libri di fiction umoristica, bestseller nelle classifiche americane e apprezzati per la vena graffiante e sfacciata. Dal 1997 Karo è anche editorialista di una rubrica seguitissima, che ha avuto così tanto successo da diventare un social network. Questo è il suo primo romanzo per YA.
Sto finendo Delirium, ma non vedo l'ora di cominciare questo! :)
RispondiEliminaDelirium *w* Be', leggerai un bel romanzo dietro l'altro :) Attendo di leggere la tua recensione!
Elimina"Mi chiamo Chuck" è già nella mia libreria e devo ammettere che mi risulta difficile resistere a quelle converse rosse della copertina! :) A parte gli scherzi, la Giunti propone spesso dei libri con tematiche serie trattate però con leggerezza e secondo me è il modo migliore per porle all'attenzione dei teenagers.
RispondiEliminaDopo la tua recensione sono ancora più curiosa di leggerlo!
Anche io adoro le Coverse! :D Sono d'accordo con te sul discorso della Giunti :) Attendo la tua recensione, allora :D
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