In seguito ad un giorno di
assenza - per il quale chiedo disperatamente venia, ma gli ultimi giorni si
stanno rivelando davvero fin troppo pieni - e alla puntata numero trentadue
della rubrica Teaser Tuesdays (qui), eccomi ancora una volta qui per proporvi
una recensione nuova di zecca, riguardante un romanzo appartenente a nessun
genere letterario e di certo poco congruente al tipo di volumi che “Gocce
d’inchiostro” solitamente tratta.
Rullo di tamburi!
«Il signor Y. è uno dei personaggi più riusciti della letteratura
spagnola contemporanea».
(Rosa Montero, autrice de Il nido dei sogni)
Autore: Juan Jacinto
Muñoz Rengel
Titolo originale: El asesino hipocondríaco
C. E.: Castelvecchi
Prezzo: 16.00 euro
Pagine: 189
Genere: Psicologico Adult
Trama: Il signor Y., assassino di professione, deve
portare a termine il suo ultimo incarico, ma per riuscirci avrà bisogno di superare
un grande ostacolo: gli resta un solo giorno di vita. In realtà, sono anni che
il signor Y. è convinto di essere in punto di morte, assediato da un numero
talmente impressionante di malattie da far pensare a un miracolo clinico.
Adesso, su incarico di un misterioso personaggio che preferisce mantenere
l'anonimato, deve uccidere il fantomatico e inafferrabile signor Blaisten.
Tutti i suoi tentativi vengono però ostacolati dalla sua incomprensibile
sfortuna, oltre che, naturalmente, da ognuna delle sue innumerevoli patologie.
Appassionato di filosofia e di letteratura, le azioni del signor Y. sono
influenzate dal raffronto tra la sua persona e le vite dei "grandi
malati", immaginari o reali, della storia del pensiero. L'ossessione di
Kant, le vertigini di Swift, l'alcolismo e le malattie ereditarie di Edgar
Allan Poe e la cagionevolissima salute di Proust; manie e sintomi che il nostro
assassino non trascura di provare a sua volta in tutta la loro presunta realtà.
La mia opinione
Quando
la gentilissima Casa Editrice Castelvecchi mi propose di leggere e recensire
per loro il romanzo L’assassino ipocondriaco, protagonista indiscusso di
questo post, devo ammettere che, nonostante il plot m’intrigasse, non
riuscivo a nutrire più di tanta aspettativa nei confronti del libro. Sarà stato
il fatto che sapessi sin dal principio che L’assassino ipocondriaco
fosse composto da un numero di pagine davvero esiguo, cosa che, come ormai ben
sapete, non apprezzo molto - fatta eccezione per i romanzi appartenenti alla
serie A.A.A. Vampiri Offresi di J.R. Rain (qui, la mia recensione
riguardo Vampire Moon) dove trovo che la brevità e la rapidità dei
volumi siano parte integrante della ricetta che li rende unici e facilmente
apprezzabili -, ma non riuscivo proprio ad aspettarmi più di tanto. Ho ribadito
più e più volte che la questione di vivere per un numero di minuti e ore
consistente dei personaggi e un determinato plot narrativo mi aiuta
davvero tanto a lasciarli divenire parte di me, nel bene e nel male. L’assassino
ipocondriaco rientra però in quella schiera di romanzi molto, forse fin
troppo, brevi. Quando ho preso la decisione che lo avrei letto ne ero a
conoscenza, e me ne prendo tutte le responsabilità. Detto questo - premessa più
che importante - possiamo pure addentrarci nelle strambe acque della trama de L’assassino
ipocondriaco, ultimo romanzo dell’apprezzato autore spagnolo Juan
Jacinto Muñoz Rengel.
Cover spagnola |
Che
dire? Di certo quella de L’assassino ipocondriaco non è una trama usuale,
o una trama a cui siamo abituati, o una trama commerciale, o persino una trama standard.
Ed è stato tutto ciò a spingermi ad accettare di leggerlo. In un luglio in cui
se non fosse stato per Morti tutti insieme e Real Murders. Il club
dei delitti irrisolti di Charlaine Harris (qui, la mia recensione riguardo Morti
tutti insieme) non avrei letto niente - sembra assurdo, ma è così - di
davvero entusiasmante, avevo creduto per un istante che un volume come L’assassino
ipocondriaco si sarebbe potuto rivelare innovativo e che avrebbe potuto
risollevare le sorti della mia estate letteraria. Non totalmente - attenzione -, ma quasi. Invece, quasi mi duole
ammetterlo, non è andata così. L’assassino ipocondriaco non mi ha neanche
lontanamente catturato, interessato o appagato. Durante la lettura, terminata
soltanto questa mattina, ho accusato un distacco quasi impressionante tra me e
il signor Y., nonostante lui mi stesse parlando in maniera diretta, in prima
persona. Sembrava quasi una di quelle scene in cui qualcuno blatera qualcosa e
tu sei lontano anni luce dai suoi discorsi, perché li trovi davvero poco
intriganti. Ragion per cui, a questo punto non mi risparmierò neanche questo
particolare, la frase pubblicitaria che ho riportato più sopra, fra il classico
Rullo di tamburi! e la scheda del volume, mi ha un po’ allarmato: ho
letto davvero pochi romanzi dalle origini spagnole, ma se le premesse sono
queste non credo mi dedicherò mai a loro. Ho trovato il signor Y. un personaggio
piatto e poco profondo, e mi dispiace proprio tanto, perché, alla fin dei
conti, si sarebbe potuto rivelare qualcosa di più.
Se
però devo andare a scovare degli elementi positivi presenti all’interno de L’assassino
ipocondriaco, ammetto che, effettivamente, lo stile narrativo di Juan
Jacinto Muñoz Rengel è davvero qualcosa di speciale. Essendo il primo dei due
elementi che mi hanno spinto a continuare la lettura de L’assassino ipocondriaco con una certa foga e che hanno fatto
lievitare il giudizio finale del volume, ne sono rimasto davvero colpito. La
prosa dell’autore è impeccabile, priva di sbavature. Pulizia e freschezza, sono
ciò che la penna targata Juan Jacinto Muñoz Rengel mi ha trasmesso. Mi dispiace
soltanto per il fatto che, in fondo, il plot
de L’assassino ipocondriaco non si
meritasse un narratore caratterizzato da una maestria del genere. La seconda e
ultima peculiarità, poi, che mi è andata a genio de L’assassino ipocondriaco riguarda i capitoli dedicati ai grandi
della letteratura. All’interno delle centottantanove pagine di cui L’assassino ipocondriaco è costituito,
sono inserite pillole di vita riguardanti personaggi del calibro di Edgar Allan
Poe o di Lev Tolstoj, caratteristica sicuramente, a livello personale, più che
apprezzata.
In
conclusione, consiglio la lettura de L’assassino ipocondriaco a quella
fetta di lettori che favoriscono letture brevi a letture prolisse, romanzi sui
generis a romanzi standard e personaggi strambi a personaggi più
regolari. E di certo non consiglio per nulla al mondo la lettura de L’assassino
ipocondriaco a chi desidera leggere un libro che lasci il segno, che lo
colpisca fino in fondo e che lo appaghi sul serio.
Consigliato a coloro che desiderano leggere qualcosa di
poco standard.
Voto:
2 +
Juan
Jacinto Muñoz Rengel
Juan Jacinto Muñoz Rengel è uno scrittore spagnolo
classe ’74. Insegna scrittura creativa presso il Centro Fuentetaja di Madrid e
conduce un programma di letteratura per la Radio Nacional de España. Fondatore
della rivista letteraria “Estigma”, collabora regolarmente con “Anthropos”,
“Clarìn”, “Barcarola” ed “El Paìs”. È autore delle raccolte 88 Mill Lane
(Alhulia, 2005) e De mecànica y alquimia (Salto de Pàgina, 2009). L’assassino
ipocondriaco è il suo primo romanzo.
ok, non lo leggerò!!! XD
RispondiEliminaLOL :D Sempre decisa tu, Putta ^^
EliminaPeccato non ti sia piaciuto, Jeanclaude! :(
RispondiEliminaIo lo sto adorando, il Signor Y. mi fa tanta tenerezza XD
Davvero? Ti assicuro che fossi convintissimo del fatto che non ti sarebbe piaciuto... Ma è di certo meglio così ^^ SOno contento che ti piaccia :D
EliminaEbbene anche se ero sicura che non l'avrei letto dopo aver letto la recensione e il voto, ne ho avuto conferma XD
RispondiEliminaXD Ma a molti è piaciuto/sta piacendo... MOvviamente questo è un mio parere, del tutto personale. Ma se non ti ispira, lascia perdere XD
EliminaJeanclaude, vorrei chiederti di soddisfare una mia curiosità, sempre se ti è possibile. Quanta parte del racconto è dedicata ai monologhi interiori del nostro protagonista e quanta alla descrizione di situazioni, personaggi e luoghi?
RispondiEliminaCerto, domanda pure :) Sicuramente il romanzo è più incentrato sulla questione psicologica che sulle vicende vere e proprie, per cui sono presenti più monologhi che il resto :D Anche se, come dicevo nella recensione, gli elementi presenti in quantità maggiore sono le informazioni biografiche riguardo i grandi della letteratura ^^
EliminaJeanclaude, dalla tua recensione avevo intuito più o meno, che le cose stavano così, volevo averne solo la conferma. Diciamo allora che il libro ti ha annoiato, anche se l’idea di base ti era piaciuta. Supponiamo che qualcuno ti affidi l’incarico di riscrivere “l’Assassino Ipocondriaco“, quali sarebbero le modifiche che apporteresti al romanzo? Naturalmente, oltre a quelle che già si evincono dalle tue opinioni. Qual è il filo conduttore, che lega il nostro protagonista ai grandi personaggi della letteratura citati in questo libro? Forse l’ipotesi che una mente geniale sia sempre affetta da qualche “tara” mentale? Perché, che io sappia, né Edgar Allan Poe né Lev Tolstoj in realtà fossero degli assassini. Scusa se ti metto in difficoltà, ma sono un tipo curioso e poi non so se leggere il suddetto libro, visto che il lato psicologico mi attrae, ma d’altronde, come te gradisco i libri più prolissi e avventurosi di questo.
EliminaEsattamente. Come hai detto tu, il libro, per molti versi, non si è rivelato intrigante quanto sperassi, anche se l'idea di base la trovavo, o la trovo, semplicemente ottima. Se dovessi riscrivere io L'assassino ipocondriaco cercherei di rendere la questione Mystery più intrigante e legherei ogni nozione biografica riguardante i grandi della letteratura presente nel testo alla vita del signor Y., e non solo alcune, come purtroppo l'autore effettivo de L'assassino ipocondriaco decide di fare. Il filo conduttore che lega i protagonisti della storia della letteratura al signor Y. riguarda la questione che lui sia convinto di morire da un giorno all'altro, e non la questione degli omicidi :) Fai bene a chiedere, il volume di certo non viene a costare poco e io sono qui per questo ^^
EliminaForse non mi sono espressa bene, ma la domanda era se il signor Y. avesse in comune con i “grandi” qualche problema psicologico (la tara mentale) visto che, il nostro assassino è affetto da ipocondria. A me piacciono sia Edgar Allan Poe, sia Lev Tolstoj e so che avevano delle personalità tormentate; perciò avevo pensato che la relazione tra questi illustri scrittori e il protagonista del romanzo, fosse il tormento interiore e non la professione del signor Y. Comunque sia, hai dissipato le mie incertezze e di questo, ti sono grata. Sei molto disponibile Jeanclaude e non ho dubbi sulla tua professionalità, ma sono io che mi faccio dei problemi perché non voglio approfittare più del necessario della tua gentilezza. Inoltre, poiché hai affermato che questo è un periodo impegnativo per te, tengo conto anche di questo.
EliminaFigurati, Deborah :D Io sono qui per questo ^^ Chiedi sempre e non farti scrupoli. E sono contento d'esserti stato d'aiuto :)
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