martedì 17 luglio 2012

Recensione: L’assassino ipocondriaco di Juan Jacinto Muñoz Rengel

Salve a tutti, miei cari amici lettori!

In seguito ad un giorno di assenza - per il quale chiedo disperatamente venia, ma gli ultimi giorni si stanno rivelando davvero fin troppo pieni - e alla puntata numero trentadue della rubrica Teaser Tuesdays (qui), eccomi ancora una volta qui per proporvi una recensione nuova di zecca, riguardante un romanzo appartenente a nessun genere letterario e di certo poco congruente al tipo di volumi che “Gocce d’inchiostro” solitamente tratta.

Rullo di tamburi!

«Il signor Y. è uno dei personaggi più riusciti della letteratura spagnola contemporanea».
(Rosa Montero, autrice de Il nido dei sogni)


Titolo: L’assassino ipocondriaco
Autore: Juan Jacinto Muñoz Rengel
Titolo originale: El asesino hipocondríaco
C. E.: Castelvecchi
Prezzo: 16.00 euro
Pagine: 189
Genere: Psicologico Adult

Trama: Il signor Y., assassino di professione, deve portare a termine il suo ultimo incarico, ma per riuscirci avrà bisogno di superare un grande ostacolo: gli resta un solo giorno di vita. In realtà, sono anni che il signor Y. è convinto di essere in punto di morte, assediato da un numero talmente impressionante di malattie da far pensare a un miracolo clinico. Adesso, su incarico di un misterioso personaggio che preferisce mantenere l'anonimato, deve uccidere il fantomatico e inafferrabile signor Blaisten. Tutti i suoi tentativi vengono però ostacolati dalla sua incomprensibile sfortuna, oltre che, naturalmente, da ognuna delle sue innumerevoli patologie. Appassionato di filosofia e di letteratura, le azioni del signor Y. sono influenzate dal raffronto tra la sua persona e le vite dei "grandi malati", immaginari o reali, della storia del pensiero. L'ossessione di Kant, le vertigini di Swift, l'alcolismo e le malattie ereditarie di Edgar Allan Poe e la cagionevolissima salute di Proust; manie e sintomi che il nostro assassino non trascura di provare a sua volta in tutta la loro presunta realtà.


La mia opinione

Quando la gentilissima Casa Editrice Castelvecchi mi propose di leggere e recensire per loro il romanzo L’assassino ipocondriaco, protagonista indiscusso di questo post, devo ammettere che, nonostante il plot m’intrigasse, non riuscivo a nutrire più di tanta aspettativa nei confronti del libro. Sarà stato il fatto che sapessi sin dal principio che L’assassino ipocondriaco fosse composto da un numero di pagine davvero esiguo, cosa che, come ormai ben sapete, non apprezzo molto - fatta eccezione per i romanzi appartenenti alla serie A.A.A. Vampiri Offresi di J.R. Rain (qui, la mia recensione riguardo Vampire Moon) dove trovo che la brevità e la rapidità dei volumi siano parte integrante della ricetta che li rende unici e facilmente apprezzabili -, ma non riuscivo proprio ad aspettarmi più di tanto. Ho ribadito più e più volte che la questione di vivere per un numero di minuti e ore consistente dei personaggi e un determinato plot narrativo mi aiuta davvero tanto a lasciarli divenire parte di me, nel bene e nel male. L’assassino ipocondriaco rientra però in quella schiera di romanzi molto, forse fin troppo, brevi. Quando ho preso la decisione che lo avrei letto ne ero a conoscenza, e me ne prendo tutte le responsabilità. Detto questo - premessa più che importante - possiamo pure addentrarci nelle strambe acque della trama de L’assassino ipocondriaco, ultimo romanzo dell’apprezzato autore spagnolo Juan Jacinto Muñoz Rengel.

Cover spagnola
Come suggerito anche dal titolo del volume, il protagonista principale de L’assassino ipocondriaco è un sicario, affetto, però, da un’ipocondria divenuta con il passare del tempo quasi patologica. Il signor Y. - il nomignolo con cui tutti, da sempre, lo chiamano -, infatti, abitante in un punto X di Madrid e di professione esperto omicida, ha una mania piuttosto particolare, una mania che, stando a ciò che lui stesso racconta, secoli fa ha contagiato anche gran parte dei migliori esponenti della letteratura mondiale non contemporanea: il signor Y. è convinto che non gli rimanga più tanto tempo da vivere. Nelle prime pagine del volume, il signor Y. racconta a colui che si ritrova a sfogliare e leggere L’assassino ipocondriaco di come sia certo di star vivendo l’ultimo giorno della sua vita, le ultime ventiquattro ore della sua esistenza. Sarà così che il nostro signor Y. deciderà di dedicare tutto se stesso nell’ultimo incarico affidatogli, per il quale, tra le altre cose, è stato persino pagato in anticipo. Il signor Y. sta dando la caccia a un certo Eduardo Blaisten. È più di un anno e mezzo che il signor Y. è sulle tracce del signor Blaisten, e proprio nei iniziali capitoli del romanzo sarà quasi del tutto sicuro di essere a un passo dal poterlo assassinare. A questo punto, tra numerose nozioni storiche riguardanti i grandi della letteratura e strambe situazioni incentrate sulla vita reale del signor Y., il lettore si trascinerà fra le pagine de L’assassino ipocondriaco domandandosi vivamente dove voglia andare a parare l’autore o a cosa, in fondo, sia dedicato il volume. Riuscirà il signor Y. a uccidere Eduardo Blaisten? Morirà davvero il signor Y.?

Che dire? Di certo quella de L’assassino ipocondriaco non è una trama usuale, o una trama a cui siamo abituati, o una trama commerciale, o persino una trama standard. Ed è stato tutto ciò a spingermi ad accettare di leggerlo. In un luglio in cui se non fosse stato per Morti tutti insieme e Real Murders. Il club dei delitti irrisolti di Charlaine Harris (qui, la mia recensione riguardo Morti tutti insieme) non avrei letto niente - sembra assurdo, ma è così - di davvero entusiasmante, avevo creduto per un istante che un volume come L’assassino ipocondriaco si sarebbe potuto rivelare innovativo e che avrebbe potuto risollevare le sorti della mia estate letteraria. Non totalmente - attenzione -, ma quasi. Invece, quasi mi duole ammetterlo, non è andata così. L’assassino ipocondriaco non mi ha neanche lontanamente catturato, interessato o appagato. Durante la lettura, terminata soltanto questa mattina, ho accusato un distacco quasi impressionante tra me e il signor Y., nonostante lui mi stesse parlando in maniera diretta, in prima persona. Sembrava quasi una di quelle scene in cui qualcuno blatera qualcosa e tu sei lontano anni luce dai suoi discorsi, perché li trovi davvero poco intriganti. Ragion per cui, a questo punto non mi risparmierò neanche questo particolare, la frase pubblicitaria che ho riportato più sopra, fra il classico Rullo di tamburi! e la scheda del volume, mi ha un po’ allarmato: ho letto davvero pochi romanzi dalle origini spagnole, ma se le premesse sono queste non credo mi dedicherò mai a loro. Ho trovato il signor Y. un personaggio piatto e poco profondo, e mi dispiace proprio tanto, perché, alla fin dei conti, si sarebbe potuto rivelare qualcosa di più. 

Se però devo andare a scovare degli elementi positivi presenti all’interno de L’assassino ipocondriaco, ammetto che, effettivamente, lo stile narrativo di Juan Jacinto Muñoz Rengel è davvero qualcosa di speciale. Essendo il primo dei due elementi che mi hanno spinto a continuare la lettura de L’assassino ipocondriaco con una certa foga e che hanno fatto lievitare il giudizio finale del volume, ne sono rimasto davvero colpito. La prosa dell’autore è impeccabile, priva di sbavature. Pulizia e freschezza, sono ciò che la penna targata Juan Jacinto Muñoz Rengel mi ha trasmesso. Mi dispiace soltanto per il fatto che, in fondo, il plot de L’assassino ipocondriaco non si meritasse un narratore caratterizzato da una maestria del genere. La seconda e ultima peculiarità, poi, che mi è andata a genio de L’assassino ipocondriaco riguarda i capitoli dedicati ai grandi della letteratura. All’interno delle centottantanove pagine di cui L’assassino ipocondriaco è costituito, sono inserite pillole di vita riguardanti personaggi del calibro di Edgar Allan Poe o di Lev Tolstoj, caratteristica sicuramente, a livello personale, più che apprezzata.

In conclusione, consiglio la lettura de L’assassino ipocondriaco a quella fetta di lettori che favoriscono letture brevi a letture prolisse, romanzi sui generis a romanzi standard e personaggi strambi a personaggi più regolari. E di certo non consiglio per nulla al mondo la lettura de L’assassino ipocondriaco a chi desidera leggere un libro che lasci il segno, che lo colpisca fino in fondo e che lo appaghi sul serio.


Consigliato a coloro che desiderano leggere qualcosa di poco standard.


Voto:  2 +


Juan Jacinto Muñoz Rengel

Juan Jacinto Muñoz Rengel è uno scrittore spagnolo classe ’74. Insegna scrittura creativa presso il Centro Fuentetaja di Madrid e conduce un programma di letteratura per la Radio Nacional de España. Fondatore della rivista letteraria “Estigma”, collabora regolarmente con “Anthropos”, “Clarìn”, “Barcarola” ed “El Paìs”. È autore delle raccolte 88 Mill Lane (Alhulia, 2005) e De mecànica y alquimia (Salto de Pàgina, 2009). L’assassino ipocondriaco è il suo primo romanzo.

12 commenti:

  1. Peccato non ti sia piaciuto, Jeanclaude! :(
    Io lo sto adorando, il Signor Y. mi fa tanta tenerezza XD

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    1. Davvero? Ti assicuro che fossi convintissimo del fatto che non ti sarebbe piaciuto... Ma è di certo meglio così ^^ SOno contento che ti piaccia :D

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  2. Ebbene anche se ero sicura che non l'avrei letto dopo aver letto la recensione e il voto, ne ho avuto conferma XD

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    1. XD Ma a molti è piaciuto/sta piacendo... MOvviamente questo è un mio parere, del tutto personale. Ma se non ti ispira, lascia perdere XD

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  3. Jeanclaude, vorrei chiederti di soddisfare una mia curiosità, sempre se ti è possibile. Quanta parte del racconto è dedicata ai monologhi interiori del nostro protagonista e quanta alla descrizione di situazioni, personaggi e luoghi?

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    1. Certo, domanda pure :) Sicuramente il romanzo è più incentrato sulla questione psicologica che sulle vicende vere e proprie, per cui sono presenti più monologhi che il resto :D Anche se, come dicevo nella recensione, gli elementi presenti in quantità maggiore sono le informazioni biografiche riguardo i grandi della letteratura ^^

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    2. Jeanclaude, dalla tua recensione avevo intuito più o meno, che le cose stavano così, volevo averne solo la conferma. Diciamo allora che il libro ti ha annoiato, anche se l’idea di base ti era piaciuta. Supponiamo che qualcuno ti affidi l’incarico di riscrivere “l’Assassino Ipocondriaco“, quali sarebbero le modifiche che apporteresti al romanzo? Naturalmente, oltre a quelle che già si evincono dalle tue opinioni. Qual è il filo conduttore, che lega il nostro protagonista ai grandi personaggi della letteratura citati in questo libro? Forse l’ipotesi che una mente geniale sia sempre affetta da qualche “tara” mentale? Perché, che io sappia, né Edgar Allan Poe né Lev Tolstoj in realtà fossero degli assassini. Scusa se ti metto in difficoltà, ma sono un tipo curioso e poi non so se leggere il suddetto libro, visto che il lato psicologico mi attrae, ma d’altronde, come te gradisco i libri più prolissi e avventurosi di questo.

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    3. Esattamente. Come hai detto tu, il libro, per molti versi, non si è rivelato intrigante quanto sperassi, anche se l'idea di base la trovavo, o la trovo, semplicemente ottima. Se dovessi riscrivere io L'assassino ipocondriaco cercherei di rendere la questione Mystery più intrigante e legherei ogni nozione biografica riguardante i grandi della letteratura presente nel testo alla vita del signor Y., e non solo alcune, come purtroppo l'autore effettivo de L'assassino ipocondriaco decide di fare. Il filo conduttore che lega i protagonisti della storia della letteratura al signor Y. riguarda la questione che lui sia convinto di morire da un giorno all'altro, e non la questione degli omicidi :) Fai bene a chiedere, il volume di certo non viene a costare poco e io sono qui per questo ^^

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    4. Forse non mi sono espressa bene, ma la domanda era se il signor Y. avesse in comune con i “grandi” qualche problema psicologico (la tara mentale) visto che, il nostro assassino è affetto da ipocondria. A me piacciono sia Edgar Allan Poe, sia Lev Tolstoj e so che avevano delle personalità tormentate; perciò avevo pensato che la relazione tra questi illustri scrittori e il protagonista del romanzo, fosse il tormento interiore e non la professione del signor Y. Comunque sia, hai dissipato le mie incertezze e di questo, ti sono grata. Sei molto disponibile Jeanclaude e non ho dubbi sulla tua professionalità, ma sono io che mi faccio dei problemi perché non voglio approfittare più del necessario della tua gentilezza. Inoltre, poiché hai affermato che questo è un periodo impegnativo per te, tengo conto anche di questo.

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    5. Figurati, Deborah :D Io sono qui per questo ^^ Chiedi sempre e non farti scrupoli. E sono contento d'esserti stato d'aiuto :)

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